Vojvodina (Serbia): opportunità di investimento e business. Perché e in quali settori investire
La regione autonoma della Vojvodina, in Serbia, rappresenta per gli imprenditori e le aziende italiane un’ottima opportunità di investimento. Ampliare la propria attività con filiali in Vojvodina significa avere accesso a un regime fiscale conveniente, a personale qualificato e a un mercato con oltre un miliardo di consumatori. Vi spieghiamo perché investire in Vojvodina e in quali settori conviene farlo.
Si è tenuto giovedì 23 gennaio 2020 l’incontro presso la Sala Falcone del Palazzo Lombardia, a Milano, fra la delegazione serba, giunta dalla Vojvodina, provincia autonoma della Serbia, la stampa e i rappresentanti delle associazioni di categoria interessate alle opportunità di investimento che la regione serba offre alle aziende europee, in particolare a quelle italiane. L’evento, dal titolo Opportunità di investimento e di business: la Vojvodina ha visto la partecipazione di Fabrizio Sala, Vice Presidente della Regione Lombardia e Assessore per la Ricerca, Innovazione, Export e Internazionalizzazione, di Igor Mirović (al centro, nella foto in alto), Presidente del Governo della Provincia Autonoma della Vojvodina, e di Alan Christian Rizzi, Sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia.
Giorgio Marchegiani, Presidente della Camera di Commercio Italo-Serba nonché AD di Unipol DDOR Osiguranje, prima compagnia assicurativa in Vojvodina (terza in Serbia), facente parte del Gruppo italiano UnipolSai, e Matteo Donè, direttore dello stabilimento Rami East di Nova Pazova, hanno portato la loro testimonianza in merito agli investimenti diretti effettuati in Vojovodina dalle aziende italiane che rappresentano. Le opportunità di business e di investimento sono state invece esposte nel dettaglio da Olivera Kovačević, Head of Department della Vojvodina Development Agency, l’ente che si occupa a livello internazionale di promuovere la regione della Vojvodina dal punto di vista imprenditoriale. Il tutto alla presenza di Radmila Selaković, Console Generale della Repubblica di Serbia a Milano (alla sinistra del Presidente Mirović, nella foto in alto).
Cinque buoni motivi per investire in Vojvodina (Serbia)
Dopo i saluti del Vice Presidente Sala e del Presidente Mirović, che hanno ricordato il legame di profonda amicizia esistente tra Italia e Serbia e l’impegno profuso dallo stato italiano nell’accelerare il processo di adesione della Repubblica di Serbia alla Ue (lo stato balcanico gode dello status ufficiale di candidato dal 1 marzo 2012), Olivera Kavacević si è soffermata sul perché investire in Vojvodina e sui settori di maggiore interesse. Lo ha fatto descrivendo i punti di forza della Regione che fanno da incentivo per gli investimenti esteri diretti: 1. la forza lavoro di alta qualità a prezzi competitivi 2. le spese operative competitive 3. l’accesso rapido ai mercati globali 4. l’incremento dei profitti grazie a un sistema fiscale favorevole 5. i generosi incentivi concessi sia dal governo centrale di Serbia, sia dal governo della Vojvodina. (Per approfondire, leggi anche INVESTIRE IN SERBIA)
Quanto al punto 1. (forza lavoro di alta qualità a prezzi competitivi), fa riferimento alla popolazione giovanile della Vojvodina che può contare su oltre 140 scuole secondarie e tre università (con una media di 50.000 iscritti ogni anno), nelle quali, oltre a fornire la giusta preparazione per affrontare le sfide del lavoro su scala internazionale, si insegnano lingue straniere come l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco e il russo. Non manca il richiamo al salario mensile lordo (minimo e medio) della Serbia (rispettivamente di 284 € e 551 €, per l’anno 2018), confrontato con quello di altri Paesi dell’Europa centrale e orientale come la Romania (407,6 € e 945 €, per il 2018), l’Ungheria (431,6 € e 1.035 €, per il 2018), la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Croazia e via dicendo.
L’attuazione di progetti di investimento in Vojvodina riporta invece al punto 2. ossia alla significativa riduzione dei costi operativi: costruzione ex novo di impianti industriali, locali commerciali e terreni (progetti Greenfield) e ammodernamento di impianti già esistenti (progetti Brownfield).
«Ma è all’accesso agevolato ai mercati globali (punto 3.), che può contare su nove corridoi paneuropei e sul Duty Free Export verso oltre un miliardo di consumatori, che gli imprenditori italiani devono guardare con maggiore attenzione» – fa notare Olivera Kovačević della Vojvodina Development Agency. Più nel dettaglio, elenca i mercati verso i quali è possibile indirizzare, con costi molto bassi, i prodotti Made in Serbia: EAEU (180 milioni di consumatori), EFTA (14 milioni di consumatori), USA (327 milioni di consumatori), EU (512 milioni di consumatori), CEFTA (21 milioni di consumatori) e Turchia (80 milioni di consumatori). La Head of Department si sofferma poi sui vantaggi di fare affari in regime di zona franca: benefici fiscali, vantaggi doganali, vantaggi finanziari, vantaggi del comune, amministrazione della zona franca efficiente (One Stop Shop). Ben otto le zone franche (e le loro filiali) della Regione della Vojvodina: zona franca Subotica, Kikinda (filiale della zona franca Subotica), zona franca Novi Sad, zona franca Apatin, Odžaci (filiale della zona franca Apatin), zona franca Zrenjanin, Ruma (filiale della zona franca Šabac) e Sombor (filiale della zona franca Apatin).
L’incremento dei profitti, possibile grazie a un sistema fiscale favorevole è invece il tema del punto 4. Il richiamo, oltre che al clima favorevole per gli affari e gli investimenti che contribuisce all’afflusso degli Ide (Investimenti diretti esteri), è al regime fiscale della Serbia particolarmente favorevole: l’imposta sul reddito delle società è la più bassa della regione; l’IVA, l’imposta sul salario e i contributi di previdenza sociale sono tra i più competitivi dell’Europa centrale e orientale. L’imposta sul reddito delle società, per esempio, in Serbia è pari al 15%, al pari della Polonia, ma più bassa della Romania (16%), della Croazia (18%), della Repubblica Ceca (19%) e della Slovacchia (21%). L’IVA standard è al 20%: di contro è pari al 21% in Repubblica Ceca, al 22% in Slovenia, al 23% in Polonia, al 25% in Croazia. Significativo lo schema della struttura costi del lavoro per la Regione Vojvodina: secondo l’Ufficio Statistico della Repubblica di Serbia, per un salario netto medio di 399,11 €, il costo totale che il datore di lavoro deve sostenere è di 645 € (di cui 42,41 €, ossia il 10%, di imposta sul reddito delle persone fisiche, 109 € di contributi (19,9 %, dipendente), 94,53 € di contributi (17,15%, datore di lavoro).
Il punto 5., ultimo dei punti volti a incentivare gli investimenti esteri diretti, riguarda gli incentivi generosi garantiti dalla Repubblica di Serbia, dalla Regione della Vojvodina e dal Comune dentro il quale si decide di investire. Il governo centrale assegna fondi per investimenti nei settori manifatturiero, agroalimentare e per progetti relativi ai servizi forniti dai centri di assistenza. I fondi assegnati possono raggiungere il 50% – 70% dell’importo investito, in funzione del valore dell’investimento e in base al salario lordo che i dipendenti assunti percepiranno nei primi due anni di attività. Il governo della Vojvodina sovvenziona invece le nuove assunzioni con 3.000 – 5.000 € per lavoratore, in ragione del numero di impiegati dalla nuova azienda (da 10 a 100). Cofinanzia inoltre l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature: fino al 50% del valore totale dell’attrezzatura e con 17.000 € – 68.000 € per progetto. Gli incentivi comunali riguardano la riduzione delle tasse locali e i progetti di Greenfield offerti gratuitamente o a prezzi scontati.
Vojvodina: in quali settori investire
Elencati i vantaggi che comporta un investimento diretto in Vojvodina (Serbia), Olivera Kovačević si è concentrata sui principali settori di investimento e sulle opportunità che la regione serba offre all’investitore. Sono tre gli ambiti a cui la Vojovodina invita a guardare: 1. il settore agroalimentare 2. l’industria automobilistica 3. le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
L’agroalimentare in Vojvodina può contare su 1,8 milioni di ettari di terreno agricolo e forestale, il 90% dei quali (circa 1,6 milioni di ettari) è adatto alla produzione agricola intensiva (seminati, frutteti e vigneti). Oltre 50.000 ettari sono destinati invece alle coltivazioni orticole per la produzione di sementi. Tutto questo, facendo il più basso uso di fertilizzanti e pesticidi in Europa. Vi è inoltre potenzialità di produzione biologica con il divieto assoluto di coltivare e commercializzare alimenti OGM. Il supporto che la Regione offre ai chi investe nell’agroalimentare proviene anche dall’Università di Novi Sad, dalla Facoltà di Agraria e dalla Facoltà di Tecnologia, nonché dall’Istituto di Colture di Campo e di Ortaggi, dall’Istituto Scientifico Veterinario e dall’Istituto di Tecnologia Alimentare.
Per quanto riguarda l’industria automobilistica, viene sottolineato il rapporto fra costo del lavoro, produttività e qualità. La posizione geografica della Vojvodina è ideale per la produzione Jit/Jis, grazie alla vicinanza ai centri dell’industria automobilistica europea, per l’accesso rapido ai migliori Original Equipment Manufacturers (in un raggio di 1.250 km), per l’alto livello di istruzione tecnica e per il personale altamente qualificato. Anche per quanto riguarda il settore automotive, l’industria si appoggia all’Università di Novi Sad (per un totale di 14 Facoltà), alla Facoltà di Scienze Tecniche (con 15.000 studenti), a scuole di formazione professionale a indirizzo aziendale.
Numeri importanti caratterizzano anche il settore ICT, della Information and Communication Technology. «Le aziende IT della Vojvodina – fa notare Olivera Kavacević – crescono del 23% su base annua, fornendo prodotti e servizi di alto livello ai mercati globali. Sono più di 250 le aziende già esistenti in Vojvodina, che operano nel settore ICT, per un totale di 6.000 esperti. Forte è inoltre il contributo istituzionale per la ricerca e sviluppo (R&D) e più di 900 studenti, ogni anno, si iscrivono alla Facoltà di Scienze Tecniche di Novi Sad, seguendo indirizzi di studio relativi all’IT».
Due aziende italiane (di successo) in Vojvodina: DDOR Osiguranje del Gruppo assicurativo UnipolSai e Rami East
Giorgio Marchegiani, Presidente della Camera di Commercio Italo-Serba nonché A.d. di Unipol DDOR Osiguranje, con il suo intervento ha spiegato cosa significa fare azienda in Vojvodina, regione che, per motivi storici e culturali, è molto vicina alla Lombardia. «Posso confermare che il primo aspetto di affinità tra la Lombardia e la Vojvodina è quello culturale. Osservo inoltre, nella mia attività quotidiana, che gli imprenditori esteri che investono in Serbia, e in particolare in Vojvodina, aumentano nel tempo il loro rendimento. Per internazionalizzarsi, è però importante che le aziende italiane intraprendano il percorso con molta serietà: se si arriva con intenzioni chiare e definite e ci si rivolge a partner altrettanto seri, la fase iniziale e di impianto di una filiale in Serbia o in Vojvodina risulterà facilitata. Da questo punto di vista, il team della Vojvodina Development Agency ripone passione e spirito di collaborazione nel supportare le aziende italiane. Sottolineo ancora le enormi possibilità di investimento nel settore agricolo, in particolare nel campo dell’agricoltura biologica. Occorre riflettere sul fatto – conclude Marchegiani – che la Lombardia e la Vojvodina hanno estensioni territoriali molto simili, mentre il numero di abitanti differisce parecchio: 10 milioni per la Lombardia, meno di 2 milioni per la Vojvodina. Di spazio a disposizione ce n’è quindi tanto. Per quanto riguarda il settore IT, Novi Sad, capoluogo della Vojvodina, può definirsi la Silicon Valley dei Balcani, a conferma dell’alto tasso di istruzione tecnologica della Regione».
Segue l’intervento di Matteo Modè, direttore dell’azienda Rami East, specializzata nella produzione di sistemi avvolgibili: «Già cinque anni fa la nostra era un’azienda internazionale in termini di export, ma con un unico stabilimento qui in Lombardia. L’operazione da noi condotta – ribadisce Modè – non è stata di delocalizzazione, avendo mantenuto la produzione in Italia, ma ci siamo posti l’obiettivo di recuperare competitività nei mercati in cui stavamo perdendo quote di mercato. Abbiamo scelto la Serbia, e in particolare la Vojvodina, per le stesse ragioni che sono state esposte durante questo incontro, ovvero la manodopera qualificata a prezzi competitivi, l’ottimo rapporto che la Serbia intrattiene con i Paesi dell’Unità Europea e per la possibilità di esportare i prodotti finiti in Russia senza dover corrispondere pesanti dazi doganali».